
Continua l’impegno dell’Istituto Superiore Gaetano Arangio Ruiz sui temi della legalità anche a distanza. Infatti in occasione della Giornata della Legalità in ricordo della Strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della sua scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, si è svolta una conferenza on line in collaborazione con Libera provinciale per gli studenti delle quinte classi.
Coordinato dalla prof.ssa Rosanna Bellistri l’evento ha visto la partecipazione di Giacomo Carpinteri e Aurora Di Grande, volontari di Libera e del dottor Salvatore Raffa, presidente del CSVE, Centro Servizi per il Volontariato Etneo, i quali hanno relazionato partendo da una celebre frase di Giovanni Falcone “Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell'esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell'amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere”.
La dirigente scolastica, prof.ssa Maria Concetta Castorina, salutando gli ospiti, ha ricordato come sia doveroso per le comunità scolastiche mantenere sempre vivo il ricordo di chi ha lottato e perso la vita contro la mafia, compiendo il proprio dovere per difendere i principi fissati nella nostra Costituzione. “Il 23 maggio del ’92 è stata una data che ha cambiato la nostra storia, ed è proprio questa una delle tappe obbligate che i giovani devono conoscere per sensibilizzarli ad emulare i più alti valori civili che guidarono l’operato del giudice Falcone”- ha sottolineato la dirigente, ribadendo con forza che la libertà si conquista anche attraverso la scuola.
E’ stata poi la volta di Aurora Di Grande, ventiduenne volontaria del presidio augustano di Libera, che ha raccontato agli studenti le tappe che l’hanno portata dai tempi del liceo ad avvicinarsi al mondo dell’associazione “Oggi i giovani attraverso i social possano avvicinarsi a grandi uomini che con coraggio lottano contro questo cancro della società, come don Ciotti, Saviano e il conterraneo Paolo Borrometi, esempi viventi della lotta alla criminalità organizzata”.
Giacomo Carpinteri, anche lui ventiduenne referente della sezione Libera di Siracusa in collegamento da Varsavia dove si trova per un Erasmus, ha invece rivolto il suo intervento sui due pilastri fondamentali dell’associazione: la memoria e l’impegno. “Ricordare le vittime innocenti della mafia, anche le più sconosciute, è un dovere morale e civile, e Libera lo fa sia attraverso l’aggiornamento continuo dell’elenco dei nomi delle vittime, sia coinvolgendo i familiari delle vittime in momenti di confronto e formazione. E poi c’è l’impegno, sviluppato attraverso le attività di formazione, la gestione dei beni confiscati alla mafia, i progetti mirati a diffondere la cultura della giustizia sociale”.
Il dottor Salvatore Raffa ha posto l’accento sulla cultura del volontariato. “Tutto passa attraverso le nostre azioni. Lo stato siamo noi e dobbiamo contribuire a lottare contro la mafia. Anche se la stagione del terrorismo sembra essere finita, la mafia non è scomparsa. Essa permea la nostra società in molti campi insospettabili, agisce in modo silente, asintomatico per usare un temine tristemente noto ai giorni nostri. Quindi occorre che i giovani facciano la loro parte schierandosi con la cultura della legalità, con la memoria del riscatto sociale”.
Per un breve saluto è intervenuta anche la dott.ssa Lauretta Rinauro, presidente provinciale di Libera, che ha ricordato l’operato e la lotta contro la cultura mafiosa di don Pino Puglisi, il quale amava dire: “Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”.
La conferenza, che si è articolata in tre turni, ha visto gli studenti attenti e interessati ad un argomento di cui non hanno avuto esperienza diretta, ma che sentono loro, vista la risonanza mondiale che Falcone e Borsellino in primis tra le vittime hanno avuto dopo la loro morte, assurgendo a simbolo di una possibile rinascita culturale. Emozionante l’intervento della studentessa Rachele Pittà di VAT che ha ricordato la figura di Felicia Impastato attraverso un episodio. A lei i mafiosi ripetevano per intimidirla una frase:” Basta un soffio per spegnere una candela”. Ma invece alla fine la candela la spenta lei, ottenendo con coraggio e determinazione, giustizia per Peppino.